venerdi 24
maggio 2013
Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi
fanti il ventiquattro maggio;
l'esercito
marciava per raggiunger la frontiera
per far
contro il nemico una barriera!
Muti
passaron quella notte i fanti,
tacere
bisognava e andare avanti.
S'udiva
intanto dalle amate sponde
sommesso e
lieve il tripudiar de l'onde.
Era un
presagio dolce e lusinghiero.
il Piave
mormorò: "Non passa lo straniero!"
Ma in una
notte triste si parlò di tradimento
e il Piave
udiva l'ira e lo sgomento.
Ahi, quanta
gente ha visto venir giù, lasciare il tetto,
per l'onta consumata a Caporetto.
Profughi
ovunque dai lontani monti,
venivano a
gremir tutti i ponti.
S'udiva
allor dalle violate sponde
sommesso e
triste il mormorio de l'onde.
Come un
singhiozzo in quell'autunno nero
il Piave
mormorò: "Ritorna lo straniero!"
E ritornò il
nemico per l'orgoglio e per la fame
voleva
sfogar tutte le sue brame,
vedeva il
piano aprico di lassù: voleva ancora
sfamarsi e
tripudiare come allora!
No, disse il
Piave, no, dissero i fanti,
mai più il
nemico faccia un passo avanti!
Si vide il
Piave rigonfiar le sponde
e come i
fanti combattevan l'onde.
Rosso del
sangue del nemico altero,
il Piave
comandò: "Indietro va', straniero!"
Indietreggiò
il nemico fino a Trieste fino a Trento
e la
Vittoria sciolse l'ali al vento!
Fu sacro il
patto antico, tra le schiere furon visti
risorgere
Oberdan, Sauro e Battisti!
Infranse
alfin l'italico valore
le forche e
l'armi dell'Impiccatore!
Sicure
l'Alpi, libere le sponde,
e tacque il
Piave, si placaron l'onde.
Sul patrio
suol vinti i torvi Imperi,
la Pace non
trovò né oppressi, né stranieri!
(Inno
nazionale dal 1943 al 1946)
Era un
lunedì. Alle 3:30, precedute dai tiri degli obici, le truppe italiane
oltrepassarono il confine italo-austriaco, puntando verso le «terre irredente»
del Trentino, del Friuli, della Venezia Giulia. Nel 1918, a guerra finita, un
poeta e musicista napoletano, Giovanni Gaeta, più noto con lo pseudonimo di E.
A. Mario, trasformò quel momento nella «Leggenda del Piave», una canzone
destinata a entrare nella memoria collettiva degli italiani.
La leggenda
del Piave, meglio conosciuta come la canzone del Piave, si ispira a fatti
storici che risalgono al giugno 1918, quando l'Austria-Ungheria decise di
sferrare un grande attacco sul fronte del Piave contro l'esercito italiano, già
reduce dalla sconfitta di Caporetto, ma alla fine fu costretta a ripiegare.
L'inno, composto proprio in quei giorni, contribuì a ridare morale alle
truppe italiane, al punto che il generale Armando Diaz inviò un telegramma all'autore,
nel quale sosteneva che aveva giovato alla riscossa nazionale più di quanto
avesse potuto fare lui stesso. La data del 24 maggio, riferita all’entrata in
guerra dell’Italia, fu poi rievocata anche nel famoso bollettino del generale
Armando Diaz subito dopo la vittoria, nel 1918: "La guerra contro
l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S.M. il re, duce supremo,
l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915
e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per
41 mesi, è vinta".
La canzone,
scritta nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta, è stata persino adottata
come inno nazionale italiano, dal 1943 al 1946, prima che venisse scelta la
composizione di Mameli.
Gianni Massai