venerdì 25 febbraio 2011

L'equivoco dei moralisti

Quelle ninfette eternamente ammiccanti, sempre scosciate e con l'ombelico di fuori, insomma le Winx, colpa di Berlusconi anche loro? Perché ogni padre non degenere non si è almeno domandato "ma che cavolo di modello femminile avrà mia figlia se guarda 'sta roba"? Si possono anche vietare le Winx, ma non basterebbe. Come non basterebbe abbattere il Cavaliere per far risplendere una virtù ormai estranea all'epoca. Senza più argini culturali e ideologici c'è solo il mercato e di questo mercato il sesso è il linguaggio universale.
Per decenni l'Espresso, oggi indignatissimo per gli esorbitanti "svaghi del satiro di Arcore", ha illustrato la sua copertina con eloquenti nudi femminile e senza nessuna censura: dice che garantiscono il 15% di copie in più. Con un fondoschiena mezzo nudo l'Unità dell'inflessibile Concita De Gregorio ha da poco rilanciato la sua immagine. E perché l'austero Santoro manda in video solo bele ragazze? E perché il moralista Veltroni candidò un'avvenente campionessa di surf? Nell'era dell'immagine funziona così.
Ma favori e favoritismi non nascono oggi. Nilde Iotti, per dire, mai sarebbe arrivata in Parlamento se non fosse stata l'amante di Togliatti. Ma alla presidenza della Camera giunse perché capace. Inquietano, certo, le resse di mamme che accompagnano le figlie alle selezioni del Grande Fratello piuttosto che delle veline. Ma è del 1951 lo splendido film di Visconti ("Bellissima") che narra la smania di successo che una madre riversa sulla figlia lanciandola nella sentina di Cinecittà. Se, come ha detto con impeto politicista la dalemiana Anna Finocchiaro, il punto è "la ricattabilità del premier", non si capisce allora cosa c'entrino le donne.
Le donne in piazza a difendere la dignità delle donne. Donne contro donne, parrebbe. Perché nessuna delle mille Nicole e Marysthel è parte lesa, essendo tutte sia sfruttatrici che sfruttate di Berlusconi. E in lui, suprema nemesi del conflitto di interessi, non vedono il Premier, ma il produttore televisivo. Come quelle giornaliste che le guardano con sdegno infilandosi nel letto del Direttore. Come quegli intellettuali, o manager, o politici che denunciano il loro mercimonio tacendo quello della propria intelligenza.
Niente di edificante, certo, ma comunque libere scelte. Si poteva buttarla in politica (la ricattabilità, l'incoscienza, la concussione, l'oblio di ogni stile istituzionale), si è preferito invece il più facile messaggio moralista. Ma molte donne, di sinistra e femministe, l'hanno rifiutato. Sublime Natalia Aspesi: "Non ritengo che essere un puttanone sia negativo, è una forma di potere sugli uomini".

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