Il vuoto incartato è la
memorabile definizione che Craxi diede di Fini negli anni ottanta.
Terribilmente attuale, anche se il problema oggi è un altro, cioè
capire chi c'è dietro Fini. Rilevata l'assoluta evanescenza dei suoi
fedelissimi gli troviamo due salvagenti in quei poteri forti, che, ai tempi di
Tatarella, lui stesso combatteva e in una svendita dei propri ideali alla
sinistra in nome di un "utile idiotismo", oggi più che mai a lui
congeniale. Infatti se provasse a fare un partito mettendo nel programma i temi
del voto agli immigrati, biotestamento, laicità e nozze gay, con l'inizio della
campagna elettorale affonderebbe senza scampo alla prima onda. Una sola cosa
avrebbe invece dovuto dire oggi per riconquistare la base oramai perduta:
annunciare di aver ritrovato i vecchi ideali per cui i cittadini avevano
imparato a credere in lui e a votarlo. Inutile prendersela con la Lega. Nella
realtà di oggi la si può superare solo facendo politica sul territorio, non con
la giacca e la cravatta che Fini ed i suoi degni epigoni amano indossare.
Gianfranco rappresenta solo il triste rigurgito di uno squadrismo che non può e
non deve avere diritto di cittadinanza nel PdL.
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