martedì 29 giugno 2010

Il vuoto incartato. Per chiarire il mio pensiero su Fini

Il vuoto incartato è la memorabile definizione che Craxi diede di Fini negli anni ottanta. Terribilmente attuale, anche se il problema oggi è un altro, cioè capire chi c'è dietro Fini. Rilevata l'assoluta evanescenza dei suoi fedelissimi gli troviamo due salvagenti in quei poteri forti, che, ai tempi di Tatarella, lui stesso combatteva e in una svendita dei propri ideali alla sinistra in nome di un "utile idiotismo", oggi più che mai a lui congeniale. Infatti se provasse a fare un partito mettendo nel programma i temi del voto agli immigrati, biotestamento, laicità e nozze gay, con l'inizio della campagna elettorale affonderebbe senza scampo alla prima onda. Una sola cosa avrebbe invece dovuto dire oggi per riconquistare la base oramai perduta: annunciare di aver ritrovato i vecchi ideali per cui i cittadini avevano imparato a credere in lui e a votarlo. Inutile prendersela con la Lega. Nella realtà di oggi la si può superare solo facendo politica sul territorio, non con la giacca e la cravatta che Fini ed i suoi degni epigoni amano indossare. Gianfranco rappresenta solo il triste rigurgito di uno squadrismo che non può e non deve avere diritto di cittadinanza nel PdL.

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